10 dicembre 2006

Prodi Berlusconi e i pastori














Tranquilla domenica prenatalizia, dunque.

A Bologna al Motorshow (nella foto Stampa, una delle modelle presenti), Prodi è stato accolto da slogan tipo «pagliaccio», «buffone», «mortadella», «ritirati».
Intanto Berlusconi vuole far ricontare le schede perchè si dice convinto di aver vinto le ultime elezioni.
Fassino ha rassicurato:"Non siamo contro la famiglia", rispondendo all'allarme del Vaticano ("Si vuole sradicare la famiglia").
Tutto come previsto.
Restano le solite domande, nella mente di chi non conta nulla come il sottoscritto. Se sono moderati quelli che danno del buffone al capo del governo, gli estremisti che cosa diranno mai? Se uno perde le elezioni essendo al governo al momento del voto, gli si potrebbe chiedere da dove nasca la sua convinzione? E se l'opposizione di allora sia stata più furba di lui e lo abbia fregato?
Circa Vaticano e Fassino, resta da confidare nella misericordia di Dio per entrambi nel momento del giudizio universale. Il giudizio degli uomini è sempre lacunoso in qualcosa.
Niente di nuovo sotto il sole, dice la Bibbia. Non credo che Prodi e Fassino vogliano riproporre Sodoma.
Le cose esistono, le varietà umane pure, accettiamole ed amen. Se fossi nell'Osservatore romano mi chiederei quanto pane c'è sulla mensa di certe famiglie, se la miseria a volte non le distrugga oppure non conduca a comportamenti poco corretti (il giornale direbbe peccaminosi) proprio per colpa della miseria. Oppure dobbiamo credere che tutta l'Italia e tutte le famiglie siano come quelle che vanno a vedere l'Aida con il visone e lo smocking, ed a fare quegli acquisti favolosi di cui ha raccontato sere fa il TG5 da Milano?
Il Natale sta arrivando: per chi? Panettoni, torroni, abiti, regali... Benissimo. Ma il Natale deriva dalla nascita di un Bambino in una grotta al freddo ed al gelo (così ci raccontavano da fanciulli), salutato dai pastori. Che erano gli ultimi della società, gli esclusi. Proprio in una grotta cominciava la rivoluzione cristiana.
Immaginate come la racconterebbero oggi . Forza Italia direbbe che è stato montato un caso che non esiste. Nato in una grotta? Non ci sono notizie certe. Sembra che si trattasse di ricchi turisti occidentali in viaggio di piacere, la madre ha partorito all'improvviso, per stare più tranquilla ha cercato un luogo appartato, lontana dai papparazzi.
Rutelli non vorrebbe pronunciarsi in mancanza di notizie ufficiali. Fassino ammetterebbe che qualcosa è successo, ma non si sa né dove né come né perché.
Il TG5 di Carlo Rossella smentirebbe che si tratti di pastori accorsi a festeggiare nella grotta. Erano quelli delle solite feste in Sardegna vestiti da pastori per evadere dalla triste noia quotidiana imposta dalla sinistra ad un Paese mortificato dal risultato elettorale e dalle troppe tasse.
A Striscia la notizia, ci scherzerebbero su. Pastori in una grotta? Ma no, un trucco di Prodi per fare festa all'estero senza essere scoperto.

08 dicembre 2006

Doppio cognome


A proposito del doppio cognome che sarà possibile adottare per legge.
Io l'ho già usato sul web dal 1999 perché c'è un'infinità di persone che si chiamano Antonio Montanari, come io sono registrato all'anagrafe.
Per facilitare le ricerche in Internet ho aggiunto al Montanari legittimamente paterno il Nozzoli materno.
Mi padre si chiamava Valfredo Montanari ed era nato a Forlimpopoli, il paese di Pellegrino Artusi.
Mio nonno Antonio era segretario nella scuola magistrale diretta da Valfredo Carducci, il fratello del poeta Giosue.
Quando nacque mio padre, fu portato al battesimo proprio da Valfredo Carducci da cui prese il nome.
Mia madre si chiamava Maddalena in onore di sua nonna paterna, Maddalena Vanzi, discendente di una famiglia riminese ricchissima nel 1700 e poi andata lentamente in miseria come la maggior parte delle classi dirigenti del XVIII secolo.
In un volume andato in tipografia proprio la scorsa settimana e dedicato a Sigismondo Pandolfo Malatesti (editore Bruno Ghigi), e che uscirà prima di Natale, in uno dei due saggi miei che vi appaiono, ho inserito questa nota autobiografica (circa i miei avi materni) a proposito del tempio malatestiano di Rimini, parlando dei sarcofagi esterni: «Il primo e secondo sono quelli dei poeti Basinio da Parma e Giusto de’ Conti, scomparsi rispettivamente nel 1457 e nel 1449. Il quarto è quello di Roberto Valturio, morto nel 1475. Nel quinto si trovano i medici e filosofi Gentile Arnolfi (1473-1546) e Giuliano Arnolfi (1513-1547), figlio e nipote di Giuliano Arnolfi, archiatra di Alessandro VI. La sesta arca è onoraria in ricordo del vescovo Sebastiano Vanzi, sepolto ad Orvieto dove morì nel 1571. L’ultima, dedicata a Bartolomeo Traffichetti (1523-1579) di Bertinoro, è anch’essa vuota: il suo corpo fu sepolto nella chiesa riminese dei santi Bartolomeo e Marino. Da un fratello di Sebastiano Vanzi vescovo (1514-71), Lodovico (+1584), discende come pronipote Ignazio (1667-1715), bibliotecario gambalunghiano dal 1711 al 1715. Un pronipote di Ignazio (Giorgio nato nel 1760) ebbe dal figlio Pietro e da Colomba Mazzocchi come nipote Maddalena la quale sposò Gaetano Nozzoli a cui diede Romolo (1876-1966) che da Lucia Meldini (1881-1966) generò lo scrittore Guido Nozzoli (1918-2000) e Maddalena (1904-98) andata in moglie a Valfredo Montanari (1901-1974), dai quali nacque chi scrive nel 1942».

07 dicembre 2006


Lettera a Luca Cordero di Montezemolo. A proposito della sua dichiarazione circa la metà degli italiani che a suo parere sono «fannulloni», mi faccio portavoce di un amico e collega di altra lontana città, Ubaldo Ubaldini Traversari Introversi che non sapendo usare né il computer né Internet, mi prega di scriverle quanto segue. «Il sottoscritto Ubaldo Ubaldini Traversari Introversi in quanto pensionato e quindi di diritto rientrante nella categoria dei «fannulloni», desidera spiegarle che nella medesima categoria è stato costretto a rintanarsi ancora di più per cause indipendenti dalla propria volontà ma derivanti dalla malvagia volontà altrui. Dopo aver dedicato decenni della propria vita allo studio ed alla cultura, il sottoscritto Ubaldo Ubaldini Traversari Introversi si è visto fatto oggetto dell'invidia non di colleghi di bassa condizione come la sua, ma di persone ben più altolocate che non volevano che il medesimo sottoscritto le disturbasse con la propria attività disinteressata (cioè svolta senza guadagnarci una lira). Qualcuno ha fatto scrivere da una avvocata oltretutto docente universitaria una lettera in cui si accusava il sottoscritto di essere penalmente indagato per diffamazione. Nulla di vero. Mai indagato, mai denunciato. L'Ordine degli avvocati a cui appartiene l'avvocata che scrisse la lettera falsa e calunniosa, non ha trovato in tale azione nulla di riprovevole o di censurabile. A questo punto, il sottoscritto Ubaldo Ubaldini Traversari Introversi avendo raggiunto la prova provata che neppure nelle capitali morali del Paese si tiene conto dell'onore altrui e della morale propria, ha gettato tutto alle ortiche, rinunciando ai propri studi, dato che la lettera con la notizia falsa, e la decisione di quell'Ordine degli avvocati a cui appartiene l'avvocata che scrisse la lettera falsa e calunniosa, sono atti considerati dal sottoscritto come tipicamente mafiosi o camorristici (e quindi premonitori e suggeritori di silenzio) anche se avvenuti in territori che la geografia politica non fa rientrare in quelli direttamente controllati dalla mafia e dalla camorra. A dimostrazione che siamo un Paese unito.» Ubaldo Ubaldini Traversari Introversi finisce qui la sua epistola che io giro ai lettori con la simpatia che ho per lui perché (per antica e lunga frequentazione) so quanto ci rassomigliamo ed abbiamo identico sentire.

04 dicembre 2006

Casini saluta e se ne va

Va in onda la scena degli addii.
Questa sera Pier Ferdinando Casini dirà nella trasmissione di Giuliano Ferrara che «ormai la Cdl non ha più senso per cui i vertici li facciano loro, li facciano Berlusconi, Fini e Bossi».
Niente di più di una presa d'atto, nulla di diverso da uno scritto notarile in cui si constata quanto è già accaduto.
Ieri ho osservato che il «trionfo» romano di Berlusconi nascondeva la sostanziale debolezza dell'opposizione. E che l'attacco del cavaliere a Casini era soltanto l'ultima spiaggia di Berlusconi per dire: il padrone sono me.
Ovviamente Casini non accetta di farsi mettere i piedi sulla testa, lui ha dietro le spalle cento tirocini ed una sola scuola, quella della politica democristiana che non è da prendere alla leggera e che è sempre stata un osso duro per tutti.
Berlusconi ha tentato di presentarsi come l'erede naturale di quella scuola, e pontificava come se si fosse seduto sulla cattedra di Pietro e vestisse contemporaneamente i panni del segretario della vecchia dc e di un pontefice di santa romana Chiesa.
Prima Follini e poi Casini gli hanno detto ciao. Ma non si tratta di Follini e Casini soltanto, cioè di due persone e delle loro correnti politiche o partitiche. In questione è il concetto stesso di forza unitaria che Berlusconi vuole rappresentare mescolando mille anime tenute assieme solo dal collante prima del potere e adesso dell'opposizione. Ma partiti e politica sono tutt'altra cosa. Non sono la proprietà privata data in comodato a qualcuno, sono contrasti e contraddizioni, diverbi ed accoltellamenti, poi non tanto figurati se pensiamo a quel dramma rimosso della nostra storia recente che fu l'uccisione di Aldo Moro.
Merita ampia riflessione quanto scritto ieri da Barbara Spinelli nell'editoriale della domenica sulla Stampa: abbiamo il contesto di una democrazia malata, ma i mali italiani sono ancora da esplorare.
L'uscita di Casini dalla Cdl spacca una coalizione. Sarà una terapia od un aggravamento per la nostra democrazia malata?

03 dicembre 2006

Prodi, questa volta hai ragione

• Caro Romano Prodi, questa volta hai ragione al cento per cento. Dalla piazza soltanto insulti. Leggo sulla StampaWeb questa tua dichiarazione: «Ieri, veramente, io ho sentito solo esprimere solo insulti, programmi non ce ne erano». E mi viene da aggiungere quanto segue.
• Per dimostrare intolleranza, spirito di violenza, arroganza ed i nostalgici pensieri del ventennio da parte di ventenni schiamazzanti, non era necessario marciare su Roma (in pullman). Bastava girarsi attorno ad ogni angolo di città o di strada.
• Ai «due milioni» che hanno offerto al loro unico leader ex tesserato P2 l'occasione di dichiarare che sono la maggioranza nel Paese, è (non) inutile ricordare che le piazze non sono le Camere uscite dalle urne.
• La piccola differenza sfugge a chi urlava in quei cortei. Differenza gravemente oscurata da chi parlava alle folle.
• Tra demagogia (di destra o di sinistra fa lo stesso: gli opposti coincidono sempre nella Storia) e democrazia, la distanza sta in questa differenza: le piazze non sono le urne. Siamo una repubblica parlamentare. Dalla piazza passa la via per quella presidenziale autoritaria. Ma quella via non è ancora fortunatamente presente nei nostri programmi collettivi 'consapevoli'.
• Credo che il «trionfo» romano sia segno di una sostanziale debolezza dell'opposizione. L'attacco ad un personaggio (per me insopportabile, quindi non lo dico per difenderlo) come Casini, è soltanto l'ultima spiaggia di Berlusconi per dire: il padrone sono me.
• È una brutta politica, questa di un'Italia manovrata dalla «Forza» berlusconiana che può mobilitare tv, giornali e masse scorrazzate per l'Italia (chi ha pagato? ovvia la risposta).
• Come tutte le democrazie anche l'Italia ha bisogno di forze di destra consapevoli e costituzionali. Per ora non ci sono nel senso che non si fanno sentire e stanno inginocchiate verso il Berlusconi populista-peroniano. C'è soltanto un leader che mette il suo cappello su tutte le poltrone quando lui ed i cosiddetti alleati si radunano. C'è un delfino (Fini) che viaggia in moto violando la legge senza casco. Bell'esempio.
• Non riuscendo a trovare argomentazioni politiche, la destra di oggi, la destra berlusconiana in regime di monopolio del signore di Arcore, urla, offende, sbraita, deride.
• Niente tasse? E chi paga gli ospedali dove vogliamo (vogliono anche gli urlanti) essere curati?
• Passi per il cavaliere (s'aggrappa al delirio del trionfo), ma politici responsabili non ci sono nei suoi dintorni?
• Sergio Romano stamani sul Corriere della Sera ha scritto che Berlusconi quand'era al governo non è riuscito a mantenere le promesse del 2001, ed ha impiegato una parte del suo tempo a risolvere in parlamento «i suoi problemi».
• Non le basta questo, ambasciatore Romano, per giudicare negativamente quel governo?
• Lei osserva che nonostante ciò, Berlusconi entusiasma più di metà del Paese. E questo, secondo me, dipende dal fatto che l'opinione di commentatori come lei (che forse Berlusconi considera un comunista) non mette in luce i guasti di quel governo, ma soltanto le difficoltà (chiamiamole così) di quello uscito dalle urne.
• Berlusconi è un uomo in crisi, da tempo. Soltanto per i commentatori è il mago che raduna le folle. E poi, dietro gli insulti che cosa c'è? Lei stesso ambasciatore Romano spiega che Berlusconi non ha parlato né di Europa né di globalizzazione, «le due realtà da cui dipende il futuro dell'Italia».
• Ed allora? Di che cosa parliamo? Anzi di che cosa hanno parlato ieri sera?
• Ecco perché questa volta ha ragione Prodi: «Ieri, veramente, io ho sentito solo esprimere solo insulti, programmi non ce ne erano».

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