03 giugno 2007

Casa chiusa


Romano Prodi non vede giovani che si facciano avanti per il suo Partito democratico.
I giovani (per la verità) vorrebbero farsi avanti ma trovano tutte le poltrone assegnate, le porte chiuse, i cancelli ben serrati con un cartello che avverte: «Posti in piedi».

Sotto quel cartello qualcuno dice che c'è la firma di Prodi stesso. Che ha nominato ministri che hanno 55 anni di età media. Ma è una malignità.

Prodi rinfaccia ai giovani una pigrizia peccaminosa. Ieri a Roma l'ha spiegato chiaramente: a Marthin Luther King, «mica glielo aveva detto sua nonna, lui è venuto e ha detto 'I have a dream'».

Forse la colpa è delle nonne di adesso, delle nonne di questi giovani che hanno il sogno, le nonne e non i giovani, il sogno che i nipoti entrino in politica.

Ed i giovani vanno verso le sedi opportune e trovano tutte le poltrone assegnate, le porte chiuse, i cancelli ben serrati con un cartello che avverte: «Posti in piedi».

Al che le nonne dicono che stare in piedi è scomodo. Quindi ha ragione Romano Prodi. Sì, ci saranno soltanto «Posti in piedi», ma nella vita bisogna accontentarsi, suvvia.

La politica, cari ragazzi, a voi appare come una casa chiusa a cui non potete accedere.
Sì è vero, a volte la politica è anche una «casa chiusa» proprio in quel senso là. Ci ho pensato scorrendo gli elenchi di certi cavalierati distribuiti ieri, festa della Repubblica.

Antonio Montanari

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