21 gennaio 2010

Razzismo del "Carlino"



"Rimini peggio di Rosarno". E noi abbiamo avuto il mistero della "Uno bianca"



Rosarno







"Rimini peggio di Rosarno", diceva la "civetta" del "Carlino" del 19 gennaio, alludendo alle statistiche del lavoro nero. Sono parole che possono alimentare atteggiamenti razzisti dei quali non sentiamo la mancanza. Giriamo lo sguardo alla cronaca recente o remota del Sud e del Nord. Sono fatti uniti da un odio avvolto in misteriose trame.

Il 18 settembre 2008, a Castel Volturno sei extracomunitari sono assassinati dal gruppo di un "superkiller". Umberto Bossi dice: "Li avranno fatti fuori perché si sono messi a spacciare per conto loro, e la camorra vera non lo permette". Osserva Conchita Sannino sull'edizione napoletana di "Repubblica": "Erano invece lavoratori e incensurati, alcuni sfruttati, e morirono per mano della follia stragista di casalesi".

Barbara Spinelli sulla "Stampa" (10 gennaio) ricorda l'episodio aggiungendo: nel dicembre 2008 a Rosarno i lavoratori neri "si ribellarono alla 'ndragheta. Erano stati feriti quattro immigrati, e gli africani fecero qualcosa che da anni gli italiani non fanno più. Scesero in piazza, chiedendo più Stato, più giustizia, più legalità".

Barbara Spinelli ha parlato di "africani dell'antimafia". In contrapposizione a questo spirito di legalità difeso proprio da chi è accusato di essere fonte di illegalità, ovvero gli immigrati, vengono in mente episodi più antichi.
Bologna, 23 novembre 1990. La banda dell'Uno bianca uccide Patrizia Della Santina (34 anni) e Rodolfo "Tatino" Bellinati (27 anni), al campo nomadi di via Gobetti. Ferisce una bambina di sei anni, Sara Bellinati ed una slava di 34, Lerje Lluckaci.

Precisa un lancio d'agenzia: "Alcuni nomadi testimoniano la presenza nel campo di un uomo con un giubbotto poco prima dell'arrivo delle auto", appunto la Fiat Uno bianca ed una Lancia Y10. Una zingara, presente nel campo al momento dell'agguato, e chiamata in Questura a testimoniare riconosce tra i poliziotti presenti uno degli aggressori, Roberto Savi, ma nessuno le dà ascolto.

Andiamo ancora più indietro nel tempo, tra 1977 e 1984: in Veneto (ed altrove) sono uccise quindici persone da due giovani della "Verona bene", 24 e 25 anni, che volevano ripulire la società e firmavano volantini di rivendicazione con "Gott mit uns" ("Dio è con noi"). E' la banda cosiddetta "Ludwig".

Le quindici vittime: un nomade trentenne bruciato vivo, un cameriere omosessuale di quarantaquattro accoltellato come poi un tossicodipendente di ventidue, una prostituta di cinquantadue anni finita a colpi di accetta e di scure, un drogato diciottenne bruciato vivo in un capannone (altri due restano gravemente ustionati), due anziani religiosi massacrati a colpi di martello mentre rientrano da una passeggiata, un frate ucciso a colpi di punteruolo (gli lasciano piantato un crocefisso nella schiena), sei morti in un cinema a luci rosse di Milano (32 feriti gravi) ed una cameriera di una discoteca a Monaco di Baviera (dove uno dei due attentatori ed assassini ha studiato).

Ecco, prima di suggerire al lettore di giornali distratto (che guarda spesso soltanto al titolo delle locandine) che "Rimini è peggio di Rosarno", ricordiamoci che la recente storia d'Italia è piena di vicende amare, spesso etichettate come "misteri", su cui appunto non si è fatta pienamente luce. Per cui azzardare che "Rimini è peggio di Rosarno", è un'operazione politica che non rispetta il vero ed ignora il passato ed il presente. Offende i neri di Rosarno, e qualifica il lavoro nero di Rimini come trama malavitosa. I superkiller che hanno agito con la "Uno bianca" restano tutto un altro discorso. Mai chiuso e mai riaperto.




[21.01.2010, anno V, post n. 29 (1120), © by Antonio Montanari 2010. Mail.]

Sul tema, vedere anche la nota pubblicata sul "Ponte" di Rimini. (Si legge anche in questo blog.)

[Testo aggiornato, 22.01.2010, 17:10]

Divieto di sosta. Antonio Montanari. blog.lastampa.it
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